La relazione: L'essenza dell'arte medica
I medici si raccontano

15 febbraio 2008 ore 17,30

Senato della Repubblica
Sala Capitolare - Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva

Presentazione di Medicina Dialogo Comunione

(Flavia Caretta)

“Medicina Dialogo Comunione (M.D.C.)”, si è costituita nel 2003 come associazione interdisciplinare e interculturale.

Con quali obiettivi?

Certamente culturali: vorrebbe contribuire all’elaborazione di una antropologia medica ispirata a dei riferimenti precisi e cioè quelli contenuti nella spiritualità dell’unità, che anima il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, ma ispirata anche alle numerose esperienze realizzate in vari Paesi in ambito medico-sanitario, che sono  scaturite da questa spiritualità. Quindi obiettivi culturali, ma non solo culturali, perché si attinge ad una vita, ad una prassi.

 

Come è noto, il Movimento è formato da vari milioni di persone presenti in 182 nazioni, di ogni fede religiosa, ma anche di diverse convinzioni. Il punto centrale che lo caratterizza è la ricerca della fraternità, e quindi l’impegno dei suoi membri a realizzarla, quanto più possibile, ad ogni livello: fra popoli, fra generazioni, fra classi sociali, nei diversi ambiti della vita, dal livello politico, economico, ed anche quello che ci riguarda più direttamente oggi, quello medico.

 

Negli ultimi anni è iniziato anche un dialogo, improntato alla reciprocità, con la cultura contemporanea nelle diverse discipline, come ad esempio: politica, economia, sociologia, diritto, psicologia e medicina.

Un esempio in campo economico è rappresentato dall’Economia di Comunione: è un progetto che coinvolge imprese dei cinque continenti. I proprietari di aziende che liberamente aderiscono al progetto, decidono di mettere in comunione i profitti dell'azienda secondo tre scopi e con pari attenzione: aiutare le persone in difficoltà, creando nuovi posti di lavoro e sovvenendo ai bisogni di prima necessità, iniziando da quanti condividono lo spirito che anima il progetto; diffondere la "cultura del dare", senza la quale non è possibile realizzare un'Economia di Comunione; sviluppare l'impresa, che deve restare efficiente pur se aperta al dono.

Un altro esempio in campo politico è rappresentato dal Movimento Politico per l’Unità: una rete mondiale coordinata da una segreteria internazionale, di cittadini attivi, di politici eletti nei vari livelli istituzionali o militanti nei più vari partiti e movimenti politici, di funzionari pubblici, di giovani che si interessano alle grandi questioni mondiali e alla vita della propria città e di studiosi di scienze politiche. L’obiettivo è di contribuire politicamente con uno stile coerente e competente, ad una storia di pace e di unità tra i popoli della terra, impegnandosi a fare della fraternità universale una fondamentale categoria politica, traducendola in fatti, in diritti e doveri, sostanziando la partecipazione democratica, rivedendo in questa luce gli assetti istituzionali locali, nazionali e internazionali.

L’ultimo sviluppo in ambito culturale: ha preso il via quest’anno un Istituto Universitario che avrà sede nei pressi di Firenze e che vuol offrire a docenti e studenti la possibilità concreta di coniugare studio e vita; il progetto infatti vuole realizzare una comunità di vita e di pensiero, nella quale la relazione tra le persone sia alla base dello studio stesso e costituisca l’humus in cui le varie discipline si incontrano tra di loro…

In questo contesto si inserisce MDC: intende offrire il proprio contributo per una medicina fondata su un costante rispetto dell'uomo, della sua corporeità, del suo spirito, della sua cultura. Una medicina vissuta come dialogo a tutto campo, dove tutti sono soggetti attivi, dai medici sino ai malati, senza esclusione di nessuno. Un dialogo che sappia prima di tutto ascoltare, comprendere, stimare, rispettare le idee, il pensiero dell'altro, fino ad arrivare ad una reciprocità, ad una comunione.

Un dialogo che attinge, oltre che al pensiero, alla vita: mi riferisco ad esempio ai numerosi progetti medici nei diversi continenti. In queste realizzazioni si può riconoscere una fisionomia precisa:  da una parte l’originalità, in quanto ciascuna è ben radicata nel contesto sociale cui appartiene, e cerca di offrire una risposta tarata sulle esigenze specifiche. Dall’altra una stessa logica che le sostanzia: la centralità della persona.

In effetti il vissuto, così come ogni esperienza, non può essere disgiunto dai presupposti teorici: del resto, qualsiasi teoria scientifica non può prescindere dalla sperimentazione. Le esperienze fanno parte integrante della ricerca.

In questo percorso si è inserito un Congresso svoltosi lo scorso anno, dal titolo “Comunicazione e relazionalità in medicina”.

Perché la scelta di questo argomento? Perché è un argomento trasversale alle diverse specializzazioni e alle diverse professionalità mediche, ma anche perché si constata sempre più che la medicina oggi è spesso malata per incapacità di dialogo e di ascolto, tanto che in uno degli interventi si affermava citando un autore recente: “Se la biologia molecolare è stata adottata quale paradigma della medicina del 20mo secolo, il paradigma medico per il 21mo secolo dovrebbe essere centrato sulla relazione. (…)

640 partecipanti di 35 nazioni erano presenti all’Auditorium del Policlinico Gemelli. Più di 300 i punti di ascolto in tutto il mondo collegati via satellite e internet.

Il convegno ha posto al centro del dibattito temi importanti quali: la relazione medico-paziente; la comunicazione della diagnosi dal punto di vista dei vari specialisti, l’interrelazione tra gli operatori all’interno dell’equipe di cura, ma anche tra servizi, tra strutture, tra Paesi a diverso standard assistenziale, presentando inoltre alcuni modelli applicativi sorti nei diversi continenti in una prospettiva trans-culturale.

Nelle conclusioni tra l’altro sono state avanzate alcune proposte per l’approfondimento delle linee culturali emerse dal congresso, tra le quali l’iniziativa attuale.

Alcuni medici di varie Università italiane sono stati invitati ad offrire una riflessione su quanto hanno maturato nella quotidianità del loro agire medico, in particolare per l’aspetto relazionale.

Nel volume che presentiamo oggi sono state raccolte le testimonianze di 31 docenti, con l’intento di far emergere delle categorie valoriali particolarmente significative per la realizzazione di una inter-relazione autentica ed efficace in medicina.

Vorremmo offrirlo alla riflessione di ciascuno, come contributo ulteriore a quel dialogo che ci auguriamo possa proseguire sempre più fecondo, anche al di là di questo evento.

Conclusioni

Prima di tutto vorrei ringraziare i relatori, ma anche tutti voi che siete intervenuti: ciascuno avrebbe un contributo prezioso da dare. 

Già da quanto è emerso oggi e considerando la ricchezza delle riflessioni, sia pubblicate nel volume che espresse molto autorevolmente ed efficacemente dagli intervenuti, si possono evidenziare alcuni aspetti:

  1. l’esigenza di esprimere e condividere i frutti della propria esperienza professionale, ma anche di un approfondimento culturale e di un confronto delle specifiche discipline con la prassi medica.
  2. la convinzione di possedere all’interno del mondo accademico un patrimonio di vita professionale molto spesso ignorato o non adeguatamente valorizzato. Come documentato da studi recenti, gli studenti  di medicina chiedono di avere davanti a sé, nel prepararsi alla professione, non soltanto dei docenti, ma dei modelli, dei medici realizzati.

Su questa base, si potrebbero ipotizzare alcuni percorsi:

  1. Dal punto di vista formativo e didattico un obiettivo è anzitutto quello di coinvolgere un maggior numero di medici in questa riflessione e confronto, perché la testimonianza delle loro esperienze personali possa costituire un bagaglio culturale sempre più ampio ed un’eredità preziosa per le nuove generazioni di medici. Oltre ad introdurre nei curricula universitari e nell’educazione permanente moduli formativi sulle tematiche della comunicazione e della relazionalità, si propone di elaborare non tanto modelli teorici difficilmente attuabili, o far acquisire abilità tecniche prive di impronta personale, quanto piuttosto di puntare a coniugare una profonda humanitas con un alto livello scientifico e tecnologico.
  2. Dal punto di vista della ricerca clinica, è auspicabile l’elaborazione di progetti di ricerca che studino il ruolo della relazione rispetto ai risultati terapeutici, alla soddisfazione del paziente, all’efficienza dei servizi, ecc.
  3. Linee per la definizione di modelli scientifici, che riescano a coniugare il vissuto con la teoria e - viceversa - a tradurre quanto deriva dalle elaborazioni culturali nella prassi medica.
  4. Dal punto di vista organizzativo-assistenziale,  l’obiettivo è quello di dimostrare il valore aggiunto che deriva a livello economico, organizzativo e gestionale nel senso più ampio, dall’attuazione di programmi che pongono come categorie fondanti l’inter-relazione.

Siamo consapevoli di essere solo all’inizio di questo cammino nel quale ciascuno può e deve sentirsi interpellato. Attendiamo il contributo di ciascuno.

Nel frattempo, la sfida è quella di provare a sostanziare l’agire medico delle dimensioni di reciprocità, di comunione, mettendole a fondamento di ogni relazione.

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