Congresso 2010

Gamechu era un bambino di due anni giunto all’ospedale rurale etiope in cui lavoravo
per una massa addominale. Subito, visitandolo, ho notato che era severamente
malnutrito e all’addome si palpava una massa dura che faceva sospettare un tumore.

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La sfida per il formatore: essere maestro e modelloessere maestro e modello. Non è facile rispondere alla domanda implicita nel titolo: “Che cosa fa essere un bravo docente in medicina?” Non è facile per vari motivi: una prima sfida è collegata al contesto in cui oggi il docente si trova a svolgere il suo compito di formatore.Cosa suscita oggi nell’immaginario sociale la medicina?


Congresso2010Non ho conosciuto Simona quando anni fa era instancabile, piena di risorse, di simpatia ed era il punto di riferimento per centinaia di persone, in un altro continente. Non ho neanche mai ascoltato la sua voce… Non posso però nascondere che, nonostante ciò, mi sono sentita così voluta bene personalmente, apprezzata, valorizzata. Ancora oggi, a distanza di quasi un anno dalla sua morte, continuo ad avvertire profondamente la ricchezza che questa esperienza ha lasciato dentro di me.

Nascita e commercializzazione del farmaco
Durante la fase di “sperimentazione clinica” del farmaco, si richiede anche la sua
“registrazione”presso l’Agenzia Italiana del Farmaco(AIFA) o quella Europea(EMEA).
Dopo la registrazione il farmaco può essere immesso in commercio.
(su questo aspetto ci torneremo meglio più avanti).
Intanto due dati sintetici che ci fanno capire meglio cosa comporta “fare ricerca”:
I tempi che intercorrono dalla scoperta della molecola alla registrazione possono
arrivare fino a 10 anni o più.
I costi di tutta la ricerca si aggirano intorno al miliardo di euro.
Ci rendiamo conto allora come per un Azienda Farmaceutica investire in ricerca è
veramente molto oneroso.
Abbiamo visto che il farmaco è già registrato ma non è necessariamente disponibile per
il pubblico.
Questo perché è l’Azienda Farmaceutica che decide il momento della
commercializzazione.

All’inizio di quest’anno è stato pubblicato il mio libro dal titolo “Soul Matters: the spiritual dimension within healthcare.” 
Il motivo di un tale libro? Sono un GP (General Practitioner o Family Doctor) che vuole dire  “medico di famiglia” in Gran Bretagna. Ci  prendiamo cura delle persone dal grembo materno fino alla morte. Da noi, la maggior parte della gente viene curata nella comunità. Pochi vedono uno specialista – pochi vanno in ospedale – almeno questa sarebbe l’idea. Curiamo le malattie, ma cerchiamo anche di prevenirle. Qualche volta succede che devo andare a trovare qualcuno a casa per via in genere della gravità della malattia o della poca mobilità del paziente.  Questo il caso di Molly – almeno così la chiamo nel libro – affetta da artrite reumatoide con la tipica deformazione delle mani. Aveva subito tre ictus cerebrali che l’avevano lasciata paralizzata da un lato. Ciò che mi colpiva in lei però non era la presentazione tipica di un caso di artrite reumatoide o di un ictus, ma la sua serenità davanti alla “tragedia” del disfacimento del suo corpo.  Il caso di Molly mi ha fatto riflettere e mi sono chiesta se io sarei stata capace di affrontare la malattia come lei. E mi sono domandata , “quali risorse interiori usano i pazienti per affrontare le malattie?”. Molly è solo un esempio di paziente. Ho fatto allora uno studio qualitativo per un Master's degree facendo la ricerca in questo campo e da lì, anni dopo, è uscito il libro.
Ma che cosa ha da fare la vita interiore con la medicina? Dalla mia esperienza assistendo i malati di vario tipo (chi con una fede religiosa, chi senza) ho visto che c’è spesso tra esse un legame stretto. Virginia Woolf era una grande scrittrice inglese. Soffriva di una forte depressione. Lei si chiede perché la malattia che suscita un “mutamento spirituale”, non viene considerato insieme “all’amore, all’invidia e alla guerra” come uno dei grandi temi della letteratura.

Dal giuramento di Ippocrate alla Carta della professionalità medica

Nel corso degli anni la medicina è stata influenzata dai risultati sconvolgenti della ricerca scientifica, che le hanno imposto di ripensare se stessa e misurarsi con orizzonti di possibilità sempre più vasti. Un analogo discorso deve dirsi del mutare di prospettiva che ha coinvolto le riflessioni circa la figura del medico e del paziente, e che hanno portato ad una riconsiderazione della concezione di cura e di pratica medica, introducendo nell’emisfero globale della medicina categorie ad essa prima estranee.
Nel secolo appena trascorso, la medicina ha dovuto indirizzare i suoi sforzi ad elaborare, accanto ai fondamenti “classici” (potremmo dire, ippocratici) della professionalità dell’operatore sanitario, nuovi aspetti del suo ruolo professionale, elaborando così un concetto stesso di professionalità, più ampio che in passato, che – come è già stato accennato – comprende, oltre alle conoscenze tecniche, la capacità di interagire correttamente con il paziente.

Bisogno di formazione

Nella struttura per anziani non autosufficienti dove lavoro emergeva la difficoltà di noi operatori di farci carico dell’assistenza degli anziani nella fase terminale, difficoltà che si traduceva spesso con ricoveri ospedalieri impropri negli ultimi giorni di vita.
Pertanto abbiamo sentito la necessità di istituire un percorso formativo che si è concretizzato negli anni 2003-2004 grazie al progetto obiettivo “Accompagnamento alla morte”.

Mi chiamo Fernanda Morrone e da dodici anni insegno alla Pontificia Università Cattolica di Porto Alegre, in cui studiano circa 30.000 studenti. Sono responsabile del laboratorio di Farmacologia, dove lavorano 25 studenti di dottorato, master e corso di laurea ed anche altri professori. Facciamo ricerche su nuove terapie farmacologiche.
      In una cultura contrassegnata dalla competizione e dall’individualismo, cerco d’insegnare agli studenti l’importanza della relazione con il paziente e la collaborazione tra i colleghi.
      Perciò, sento che io per prima devo vivere in questa maniera. Ogni giorno quando arrivo all’Università, so che sto andando per ascoltare tutti, senza distinzione, mettendo l’altro prima dei miei interessi personali.  Con gli altri professori mi sforzo di condividere le idee ed anche risorse finanziarie e questo modo di fare è contagioso. Nel laboratorio gli studenti realizzano non solo i propri lavori di ricerca, ma ognuno aiuta l'altro nei suoi progetti quando necessario. In questa maniera, gli articoli pubblicati sono frutto di questa realtà collettiva, che non esclude, però, la responsabilità personale d’ognuno.

La sfida per lo studente: fare propria la professionalitàfare propria la professionalità. Nei precedenti interventi abbiamo sentito quali sono le aspettative generali dello studente, con uno sguardo particolare a tutto quello che riguarda il suo percorso formativo. Allo stesso modo abbiamo sentito lo stato dell’arte ed i nuovi sviluppi della realtà

Etica della ricerca: focus sulla ricerca farmaceutica
Gianluca Conversa
L’argomentodell’etica della ricerca è oltremodo vasto, pertanto abbiamo pensato di cominciare ad occuparci di un tema già di per sé molto complesso: la genesi del farmaco.Spesso nella nostra pratica clinica ci poniamo degli interrogativi: quale tra questi 2 farmaci do al tal paziente, sono certo dell’efficacia di questo farmaco, lo tollererà bene, a parità di costo ci sarà un farmaco più efficace? 

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Quello della discriminazione basata sul diritto alla salute ed il libero accesso alle cure è uno degli aspetti più imbarazzanti della società moderna. Un' ampia fetta di umanità soffre e muore per cause che sono assolutamente prevedibili e prevenibili, per malattie che la moderna medicina e farmacologia sanno perfettamente come curare. Le cifre di questa ingiustizia sono terrificanti: in base all'ultimo rapporto dell'OMS, nei paesi poveri si muore dieci volte di più che in quelli industrializzati e questo fattore diventa cento se si considera la fascia di età che va da 0 e 10 anni e trecento se si considerano i neonati. Un problema complesso, determinato da una serie di concause che spesso agiscono producendo un drammatico effetto sinergico. Tra queste senza dubbio vanno annoverate le logiche di mercato che gravitano attorno ai farmaci, logiche finalizzate principalmente alla realizzazione di profitti economici privati anche quando questo significa bypassare e spesso calpestare i diritti umani.

La nascita di un farmaco è un percorso lungo articolato in diverse fasi ciascuna con un obiettivo ben definito. Caratterizzato  il target biologico, occorre identificare una molecola da candidare allo sviluppo. Un primo screening di base farmacologico e biochimico consente di isolare da migliaia di molecole 20-30 composti guida, i precursori del farmaco vero e proprio. Una volta determinate le caratteristiche chimiche e fisiche comincia la sperimentazione sugli animali con le prove di tossicità acuta e cronica e, se il composto destinato a diventare farmaco ha mostrato un buon profilo di efficacia e sicurezza, si procede alla sperimentazione sull’uomo (sperimentazione clinica). La sperimentazione clinica è uno straordinario mezzo per definire se sia opportuno rendere il nuovo farmaco disponibile per la popolazione generale; tuttavia, l’importanza della ricerca non può mai giustificare la violazione dei diritti e della dignità dell’uomo. Dopo le aberranti sperimentazioni condotte nei campi di concentramento nazisti la comunità scientifica  internazionale si è data regole etiche per la sperimentazione sull’uomo: il codice di Norimberga (1949), con cui si proclama in modo solenne che “il consenso volontario del soggetto è assolutamente necessario”,  e la dichiarazione di Helsinki (1964, poi aggiornata nel 2004), che regola i diritti degli esseri umani coinvolti nella sperimentazione dei farmaci.

com’è, come la vorremmo

Congresso internazionale 2010

congresso_2010_02

La sessione ha analizzato il percorso formativo in area biomedica, approfondendo sia le aspettative dello studente, sia le criticità nell’insegnamento e nell’apprendimento della professione in area sanitaria, nella sua multidisciplinarietà. È emersa, tra l’altro, l’importanza del rapporto tra docenti e studenti e dell’impegno attivo che ciascuna delle due parti è chiamata a dare, in un’ottica di reciprocità, per il buon fine dell’apprendimento.

Con Innocenza e con purezza custidirò la mia vita e la mia arte (dal giuramento di Ippocrate).

Realtà o Utopia?

congresso_2010_01Il 23 e 24 ottobre 2010 si è svolto presso il Policlinico Gemelli a Roma il primo congresso per studenti e giovani professionisti dell’area biomedica promosso da Medicina Dialogo Comunione e preparato da una commissione di alcuni di loro.

Erano circa 200 i partecipanti in sala, fra cui 165 i giovani provenienti da tutta l’Italia, Belgio, Germania e Messico.

L’evento è stato seguito in collegamento via Internet in 34 punti di ascolto in varie parti del mondo.

Volevamo dirvi quanto siamo stati impressionati da questo congresso! I temi trattati sono stati molto attuali e importanti, presentati con tanta cura e professionalità, dando un messaggio molto specifico… Una di noi, infermiera, adesso vuole prepararsi per una presentazione ai colleghi.

Partecipanti da Malta

Negli ospedali c’è bisogno di religiosità, non solo di medicina. Ultimamente nelle strutture sanitarie si sono ridotti i cappellani e sono aumentati gli psicologi: il tasso dei suicidi si è impennato.
Questa situazione ci chiama ad essere più responsabili anche come laici impegnati in questi ambienti per essere vangelo vivo dove i sacerdoti o le altre figure religiose non riescono ad arrivare.

da New York

Questo congresso mi ha fatto sentire con forza quanto bisogno c’è di umanizzare le nostre corsie, di riscoprire la priorità della persona malata nel nostro Paese dove si fanno mille procedure spesso non necessarie, ma praticate semplicemente per onorare la “Defensive medicine”.

da New York

Grazie mille per questa opportunità di confronto, sono davvero felice perché questa esperienza mi ha ricaricata.

Tornando al lavoro, sento la voglia di cominciare e ricominciare a costruire rapporti nuovi con tutti. Ora più che mai dobbiamo continuare…

E' stato molto bello vedere così tanti giovani ancora entusiasti e impegnati nel cercare di andare un po' più in là di quelle briciole di tecnica che insegnano all'università. Credo che parlare di certi argomenti proprio all'inizio della professione sia molto utile per cercare di crescere un po' più "diritti".

Dott. M. Venturino – relatore, Divisione di Anestesia e Rianimazione, Istituto Europeo Oncologia, Milano.

Un’iniziativa intelligente e nuova. Il futuro della società impone un cambiamento che non può assolutamente prescindere da quella presa di coscienza collettiva che la vostra iniziativa contribuisce a creare.

Dott. Claudio Santi - relatore, Dipartimento di Chimica e Tecnologia del farmaco, Università di Perugia.

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