Herman Wouters ci conduce a scoprire modalità inedite di relazione con le persone con limitazioni intellettive profonde.

RENZO
Ciao Herman. Grazie per essere con noi. Hermann Wouters viene dal Belgio, ha una formazione in Pedagogia Speciale e ha lavorato per la maggior parte della sua carriera professionale con persone con disabilità intellettive gravi e profonde. Herman, potresti dirci brevemente qualcosa di te e del tuo lavoro?

HERMAN
Al momento sono in pensione. La mia carriera è iniziata come operatore socio assistenziale in un’unità di persone con disabilità intellettiva e poi ho lavorato per circa 40 anni come educatore coordinatore in una struttura di persone con disabilità intellettiva grave e profonda. Lì ho formato, supervisionato e guidato gli operatori socio assistenziali nelle loro unità di circa 10 persone con disabilità intellettiva. Negli ultimi 12 anni ho ricevuto anche una borsa di studio per attità di ricerca teorica e pratica sui problemi comportamentali e così ho frequentato, svolto e organizzato molte lezioni e Masterclass in tutto il mondo: in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, in Africa.

RENZO
Bene. Nella tua esperienza, quali sono i punti-chiave per entrare in relazione con una persona con profonde limitazioni intellettive, per stabilire una buona comunicazione reciproca? Anche se posso immaginare che nessuna persona è uguale a un’altra, ci possono essere alcuni principi di base che dobbiamo imparare.

HERMAN
Bene, OK, la maggior parte delle persone con disabilità intellettiva con cui ho lavorato non parlano: non hanno un linguaggio verbale. Quindi la comunicazione non-verbale con loro è molto importante, e come operatore devi concentrarti su questo livello di comunicazione. Ciò significa che nella situazione di vita reale devi fare un’attentissima osservazione del linguaggio non verbale: notare i gesti, i movimenti che iniziano, i suoni e le variazioni nei suoni, le posture del corpo, e poi come secondo passo puoi interpretare ciò che vedi. Mentre osservi i movimenti di una persona devi interpretare ciò che sta accadendo al suo interno quel momento, quali sono le sue sensazioni, emozioni, motivazioni. Sta collaborando o esprimendo maggiore resistenza? una resistenza forte, una resistenza moderata, una resistenza debole? Quindi, quando crei un dialogo non-verbale – un po’ come una mamma con un bambino – crei anche una reciprocità e un momento di compagnia, un momento molto importante di inclusione sociale, importante per noi ma anche per la persona con profonda disabilità intellettiva.

RENZO
Questo è molto molto interessante. Potresti fare solo un esempio?

HERMAN
Sì. Porto l’esempio di un dialogo con Timmy. È un adulto con una profonda disabilità intellettiva e un livello mentale di sviluppo di circa sei mesi. Vi mostro un breve video clip, ma devo prima spiegarlo. Nella scena vedrete che il musico-terapista canta per primo. Potremmo dire come una prima voce, e Timmy si unisce all’attività con i suoi movimenti. Poi, c’è un momento in cui il terapista si ferma: un momento di silenzio e Timmy inizia a emettere suoni, il che è per lui piuttosto eccezionale, come se volesse dire: “Ehi, ehi, per favore continua, è stato piacevole, continua l’attività!”. E poi il terapista si unisce all’attività di Timmy, potremmo dire un po’ come la seconda voce. Ha cambiato il suo ruolo: prima era lei a guidare ma ora si sta unendo all’attività di Timmy. Questo è un bel momento di reciprocità che crea una sensazione di compagnia. Ma propongo di guardare il video.

VIDEO
I momenti del video: < il terapista canta una canzone ritmica con l’accompagnamento di un tamburello > < A volte Timmy sembra seguirla facendo dei movimenti > < Ora Timmy emette un suono, come per chiedere di continuare a cantare > < Ora è Tommy che conduce la canzone, e il terapista segue >

RENZO
Grazie Herman, è davvero notevole. Quindi, per concludere, cosa pensi che possiamo e dobbiamo fare per rendere le nostre città, le nostre comunità inclusive per le persone con disabilità intellettive profonde?

HERMAN
Bene, una delle cose che vorrei dire è che c’è molto da fare in tutto il mondo per accettare le persone con disabilità intellettiva come esseri umani con una vita che ha significato. Anche se hanno un intenso bisogno di essere accuditi, anche se non saranno mai indipendenti, hanno bisogno di caregiver in grado di comunicare in modo non-verbale e in grado di ascoltare i loro sussurri. Come ho già detto prima, i momenti di vera compagnia sono un bisogno sociale per tutti, per noi ma anche per le persone con disabilità intellettiva.

RENZO
Grazie. Grazie Herman per il tuo discorso molto stimolante.

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