In questi giorni sono aumentati fino a creare il panico, perché le strutture sanitarie sono insufficienti e l’isolamento domestico spesso impossibile.

In Thailandia si chiamano Vvip e sarebbero i “very very important people”, coloro girano in grosse limousine nere, dai vetri oscurati, impenetrabili agli occhi dei passanti. Sono coloro che sguazzano nella zona grigia della società, gente ricca ed influente, parenti di uomini politici potenti e temuti. Di giorno conducono una vita da persone perbene, e la notte eludono i controlli della frontiera con la Cambogia e vanno a giocare d’azzardo nelle bische clandestine al di là del confine. Naturalmente non da soli, ma spesso in compagnia di escort, ragazze compiacenti. Poi, prima dell’alba ripassano il confine, arrivano a Bangkok e vanno nella famosa strada di Soi Thonglor per riposarasi dal viaggio. Una camera in uno dei night-club di questa zona costa circa 3 mila euro a notte, senza contare le bevande e lo spettacolo.

Così è accaduto ad aprile: e il virus è arrivato dalla Cambogia in limousine dritto dritto a Sukhumvit, in mezzo a Bangkok. Alla mattina, le ragazze presenti alla festicciola sono ritornate alle loro case, alcune in zone molto povere, ed altre sono andate in aeroporto o ad altre feste, in altri locali del paese. In questo modo ha avuto inizio la terza ondata, che non accenna a calare.

Dal primo aprile ad oggi, complice la variante Delta arrivata dalla Cambogia, in Thailandia ben 325 mila persone sono state infettate. I morti di questa terza ondata sono stati 2.753. Non è poca cosa per un paese come la Thailandia. Finora tutti i malati venivano accolti negli ospedali, pubblici o privati. Sono in questi ultimi giorni si sta implementando la quarantena a casa, per i casi meno pesanti. Il problema è che molta gente, una casa adatta per una quarantena proprio non ce l’ha, in quando condivide luoghi molto angusti con parenti e vicini, rischiando contagi a non finire. Ci sono più di 4 mila persone in terapia intensiva e ormai il sistema sanitario nazionale è sull’orlo della saturazione.

Seguo giorno dopo giorno le notizie, come tutti del resto. Sono vaccinato grazie ad un amico di vecchia data che mi ha aiutato. E non solo me, anche altri. Solo che non ho potuto fare molto per i miei tre amici di Chiang Mai (700 Km a Nord di Bangkok), e purtroppo tutti e tre si sono presi il “mostro”, come viene chiamato il Covid in thailandese. Angosciato dalla notizia, una notte pensando a loro ho chiesto al Cielo di salvarli. Soprattutto uno di loro, che 37 anni fa ho tenuto in braccio durante il battesimo. Per diversi giorni ho potuto fare solo qualche telefonata al reparto malattie infettive dell’ospedale Maharat di Chiang Mai. Un giorno mi chiamano per dirmi che tenteranno di praticare il massaggio cardiaco al mio amico, il suo cuore si era fermato. Ero in bicicletta in mezzo alla città ed ho sentito il morso del mostro vicino al mio collo, ho percepito il suo soffio di morte. Ho tirato fuori, allora, la mia arma migliore: un gruppo di poveri, disabili, anziani vietnamiti che aiuto con altri amici, a cui ho altre volte chiesto preghiere nei momenti più difficili della mia vita. Ed ho lanciato il messaggio: «Per favore, gridate a Dio che salvi questo mio amico… troppo giovane per morire». Dopo qualche ora mi arriva un messaggio: «Stiamo tutti pregando per lui». È stato un raggio di sole nella mia notte.

Tre giorni dopo suona il telefono. È la voce del mio amico di Chiang Mai: «Sono vivo, volevo dirtelo». Ed io: «Mezzo mondo ha pregato per te… ma soprattutto tanti poveri e anche i bambini musulmani nostri vicini di casa, quelli a cui tu porti sempre lo zucchero di palma. Ti aspettano».

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