Sala-palazzo-vecchioL’esercizio della medicina non consiste soltanto nella messa in pratica dei soli saperi scientifici del solo sapere scientifico, ma nello stesso tempo di un saper essere e di un dover essere che trae le sue fondamenta fondamento dai valori culturali e religiosi propri e universali. Nell’Islam non c’è separazione tra la sfera religiosa e il sapere.Quella che chiamiamo nella sua espressione concisa la medicina araba o ancora la medicina nata dalla medicina del profeta non rende conto della diversità dei suoi rappresentanti. Infatti i medici erano provenienti provenivano da varie religioni, erano musulmani ma anche cristiani, ebrei, zoroastriani. Parlavano lingue diverse, berbero, turco, siriaco, persiano, hindi...


Possiamo citare a titolo di esempio Ishak ben Suleiman, medico ebreo formato da un medico musulmano. Ishak a sua volta ha formato Ibn Jazzar. Secondo Anne Marie Moulin, ”questi medici... esercitavano tutti in una società nella quale l’Islam forniva le legge e le regole di vita in comune. Questa scienza di lingua araba è sbocciata nel seno di una cultura araba”.
Cosi il primo giuramento medico conosciuto fu scritto sotto il califfato di Baghdâd da Hunayn Ibn Ishaq dopo aver rifiutato al califfo di preparare un veleno che destinava a un nemico. Ibn Ishaq era cristiano di origine e ha vissuto nel 9° secolo.
“La mia scienza -scrive- riguarda solo le sostanze benefiche; non ne ho imparato di altro tipo. Due cose mi hanno trattenuto dal preparare questo veleno mortale: la mia religione e la mia professione. La prima mi insegna che dobbiamo fare del bene anche ai nostri nemici e a maggior ragione ai nostri amici. Per quanto riguarda la mia professione, ella è stata istituita per il più grande beneficio dell’umanità, con lo scopo esclusivo di guarire e di sollevare. Inoltre, come ogni medico, ho giurato di non dare a nessuno una sostanza mortale”.
La figura del medico raccomandata dall’Islam è quello di un saggio (hakim). Il “Hakim” è una persona dotata della saggezza che è alla base della conoscenza; di quella conoscenza che ci viene da Dio allorché la parola araba ‘tabib’ significa guaritore o pranoterapeuta.
La sapienza secondo Ghazali può essere chiamato ‘ragione’, a condizione però di non attribuire alla parola ‘aql’ il significato della facoltà che permette di sapere quali sono i vari modi di pensare, di discutere. Il Corano ha rivelato il ruolo della ragione e l’ha posto al centro della felicità. Il profeta ha detto: ”siete più sapienti per ciò che riguarda le cose di questo mondo”.
Secondo il Corano Dio affida all’uomo il ‘Khalifat’ (il comando, la gestione) della Terra. Perciò gli ha dato il libero arbitrio che è sostenuto dalla coscienza, la morale e la responsabilità. L’uomo è sulla terra per adorare il suo Creatore mettendosi al suo servizio e facendo il bene. Essere al servizio dell’altro acquista un posto fondamentale nella vita dell’uomo. Cosi il comportamento fraterno è il migliore per ogni essere umano. Il profeta ha detto: ”nessuno di voi diventa veramente credente se non desidera per il suo fratello ciò che desidera per sé stesso”.
La medicina è una delle scienze che, per chi ha la pratica e ha la fede, più fa prendere coscienza della grandezza di Allah, e ciò attraverso la complessità e la perfezione della creazione, l’organizzazione senza difetto della sua opera. Cosi l’Imam Shafi’i disse: ”la scienza più benefica tra tutte le scienze dopo le scienze religiose è la medicina”.
Per il musulmano ogni cosa si spiega per mezzo di Dio. Nel Corano c’è la malattia spirituale e la malattia fisica. E al di là della sofferenza c’è un limite in cui lo spirituale si unisce al fisico. Tutto è Dio. La malattia non è tuttavia una fatalità. Bisogna ricorrere alle cure. Per ogni malattia è prevista una cura.
Cosi la vita del medico deve basarsi su principi morali come la salvaguardia della vita, il rispetto dei beni personali e dei beni altrui, il rispetto dell’integrità fisica e psichica dell’uomo (la salute), ecc. Il principio fondamentale è di onorare l’uomo poiché costui è degno di rispetto e questa dignità è affermata molte volte nel Corano. E’ cosi che la professione si è arrichita durante l’espansione dell’Islam da quello che oggi chiamiamo il codice di deontologia e/o delle buone pratiche. La dignità intellettuale della professione medica si è cosi rinforzata di una dignità morale sottolineata dai trattati di Adab che sono conosciuti a partire del trattato di Ibn Ruhawi (IX secolo) e che espongono minuziosamente il comportamento del medico con i suoi pazienti e con i suoi colleghi.
Alcuni illustri medici hanno dedicato libri interi al tema dell’etica medicale. Mille anni fa, Al Razzi ha pubblicato il suo libro intitolato: ”L’etica del medico’. Dice tra l’altro: ”Il medico deve essere amabile con la gente; ... che metta la sua fiducia in Dio e attenda che la guarigione venga da Lui. Che non misuri le cose secondo il valore dei suoi sforzi o il guadagno che ne acquista e che Dio sia la sua guida in tutto quello che intraprende”.
Il diritto alla vita è un valore sacro, rispettato e difeso. L’uomo non ha il diritto di farsi del male perché la sua vita e il suo corpo gli sono affidati da Dio. Dio dice: ”...chiunque salva la vita umana, ha salvata l’umanità intera”.
Possiamo citare Ibn Radwane che ha definito gli obblighi del medico verso i suoi nemici. Secondo lui il medico deve trattare i suoi nemici con lo stesso spirito, devozione e disposizione che dimostra in confronto ai suoi amici.
Dalla rivelazione in poi, l’Islam attraverso il Corano ha insistito sull’acquisizione delle virtù perché sono prescritte e diventano le condizioni indissociabili dalla fede. E’ cosi che è stato sviluppato il concetto di ‘Al Ihsan’, che tra l’altro fu prescritto da Dio: ”Dio vi ordina la giustizia e la beneficenza”.
La beneficenza comprende molti significati nell’Islam. C’è la qualità di ciò che è ‘ben fatto’. Il profeta dice: “Dio chiede la qualità in ogni cosa”. Cosi è un obbligo per il credente di praticare la medicina con le cure migliori a favore del malato; deve vegliare a fare il suo lavoro il meglio possibile e stabilire buoni rapporti con i suoi pazienti e colleghi.
Siccome il medico s’indirizza a degli esseri umani deve considerare i pazienti con rispetto; cosi la virtù ‘Al Ihsan’ impone al medico un tocco di tenerezza verso il suo paziente. E’ anche lo spirito di generosità per cui l’Uomo deve desiderare per il suo prossimo ciò che desidera per sé stesso.
‘Al Ihsan’ è anche avere una coscienza morale e avvertire la presenza di Dio in ogni azione o comportamento. ‘Al Ihsan’ aiuta il medico a adorare Dio come se lo vedesse nell’altro.
Salahouddin Ibn Youssef Alkahhal Alhamwi (oftalmologo), sette secoli fa raccomandava ai suoi allievi in medicina: “Sappi che questo mestiere è un dono di Dio; lo dona a chi lo merita, perché il medico costituisce un intermediario tra il malato e Dio per il suo contributo alla guarigione, fino a che essa compaia nelle sue mani. ... Tu dovresti allora vestirti dell’abito della purezza, della pietà e del sentimento della presenza di Dio, … amando il bene e la religione...”.
Così si può concludere che la fraternità in medicina è un atto di fede; il medico deve agire di conseguenza; egli deve agire di conseguenza vivendo, nell’esercizio della sua professione, l’amore di Dio e del prossimo.

Farouk Mesli-Imène Hamani



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