Ma la relazionalità non si esaurisce nel rapporto con la persona del paziente, ci sono anche le persone dei colleghi e degli altri operatori sanitari. Si è stigmatizzato come sino ad oggi uno studente di medicina per tutti gli anni del corso di laurea e di specializzazione, raramente o mai, sente parlare della necessità di interventi di équipe multisciplinari, ove accanto a varie figure mediche operano anche operatori con competenze e professionalità diverse. Insegnare questi principi e queste strategie: ecco un modo efficace di cercare di realizzare i principi di una antica, ma sempre attuale, solidarietà.

La relazione di aiuto che permea le professioni di cura è fonte di sentimenti e di emozioni per entrambi i soggetti che ne sono coinvolti. La richiesta di sostegno e di protezione dell’uno è invito all’altro ad uscire da sé, dai propri perimetri conosciuti per andare oltre il limite, che non è l’onnipotenza, ma apertura all’incontro.

L’essere umano inizia a diventare persona proprio nel momento in cui si identifica nei bisogni dell’altro, vi si immedesima, e questo anche e soprattutto quando l’altro è vulnerabile, indifeso, quando l’incontro con l’altro è nel suo grado estremo – assunzione completa dell’altro come responsabilità. Un altro che abita un mondo nuovo poiché il suo mondo precedente è stato messo in scacco dall’evento patologico.

Il momento del dolore è un momento di straordinaria verità che costringe chiunque a porsi quesiti ineludibili nei confronti del senso della propria vita. Se si vuole incontrare il dolore degli altri si deve anzitutto riconciliarsi con il dolore che è dentro di noi. Per poter curare, nel senso più ampio del termine, si deve prendere atto del proprio bisogno di essere curati.

Si afferma nel volume che il senso del dono di sé o degli altri, da offrire o da ricevere, può prorompere in ogni momento e in ogni animo ogniqualvolta si dà la possibilità di ascoltare gli altri, di aprirsi al mondo, quando si guardano gli altri come fratelli. E’ una apertura che ha qualche cosa di divino, che fa pensare alle parole “a Sua immagine e somiglianza “, ma anche, laicamente, che “nati non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”.

Sapere, saper fare, saper essere sono le richieste impegnative della vita, ma anche il manifesto programmatico di una professione dedicata alla cura dei malati.

In conclusione, questa presentazione non può che invitare alla lettura del volume, o forse alla sua meditazione, tenuto conto dei molteplici e importanti contributi che rispecchiano esperienze di vita e di professione, e dei quali una presentazione non può che essere un sommario resoconto.

Massimo Petrini

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