DUE ASPETTI SPECIALI
Ancora un cenno a due aspetti della professionalità. Il primo, sul quale negli ultimi anni gli studi sono letteralmente esplosi, riguarda le modalità di trasmissione ai giovani della professionalità. È evidente che non è possibile affrontare qui un argomento che richiederebbe una relazione, o forse un congresso, a sé stante. Va detto, tuttavia, che lo studente che si affaccia alla professione è davanti ad un bivio: la sua fisiologica ingenuità e l’idealismo che, augurabilmente, si porta dentro, possono evolvere in maturità professionale o regredire in cinismo (Hilton). L’evoluzione in uno dei due sensi dipende in larga misura dalla formazione che il giovane riceve, non soltanto quella formale, ma anche quella pratica – informale - e quella “occulta”, cioè quanto lo studente apprende dal contatto con i docenti e dall’ambiente nel quale è immerso durante gli studi e poi nei primi anni della sua attività (O’Sullivan). È responsabilità di tutti noi, che componiamo il mondo della medicina, far sì che coloro che vi entrano sviluppino una piena e corretta professionalità.
Infine, occorre sottolineare che oggi, molto più che in passato, la professione medica non può essere condotta in solitudine. Per quanto dotato di buone intenzioni e di competenze adeguate, il singolo professionista non è in grado di assommare in sé tutto quanto la medicina attuale può offrire e di cui il paziente ha, quindi, diritto di fruire. Il medico-buon-samaritano oggi non è più concepibile (Collier): occorre saper lavorare in squadra e, se occorre, saper organizzare un gruppo di lavoro. Per offrire prestazioni al livello di eccellenza, il medico deve saper incrementare il più possibile la relazione fra tutti coloro con i quali lavora (RCP). Ciò al fine di contribuire a formare un corpo capace di accogliere efficacemente il paziente, il quale, essendo anch’egli, come lui, strutturato per la socialità, si sentirà a proprio agio solo se accolto in un ambiente che abbia per norma la relazionalità e per fine la sua salute psicofisica.
In fondo, il modo migliore per aver cura del paziente è curarsi di lui (Peabody).

Teodoro Marotta

 

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