LE MOTIVAZIONI
Al confronto con la Carta, il documento del Royal College of Physicians sottolinea maggiormente le motivazioni che sottendono l’agire etico del professionista. Il commento editoriale del Lancet che lo presentava ai lettori parlava, infatti, proprio di virtù (Horton). Nel presentare la figura del medico (ma molti elementi del ritratto che se ne ricava potrebbero essere estesi a chiunque operi per la salute dell’uomo), il documento (RCP) esordisce con un’affermazione che un italiano avrebbe forse pudore a pronunciare in ambito laico: la medicina è una vocazione. Ma nell’interpretare il senso di questa espressione, alla quale ovviamente non si può attribuire un significato esclusivamente religioso, mi è venuto in aiuto un personaggio molto noto in Italia, di convinzioni esplicitamente non religiose, ma aperto al dialogo con la fede. Eugenio Scalfari, il fondatore del giornale “la Repubblica”, sostiene che anche quella del giornalista è una vocazione: se essa manca, “è inutile provarci”. E spiega questo termine affermando che il giornalismo “non consente un tempo autonomo rispetto alla professione”. Anche noi “siamo” medici, odontoiatri, biologi, infermieri, ecc., non “facciamo” i medici od altro. Siamo medici sempre, anche fuori servizio, perché connaturalmente aperti, se professionisti autentici, ad accogliere i bisogni degli altri. È la nostra stessa struttura interiore, il nostro stesso essere uomini, esseri sociali, che ci chiama (vocat) a guardare gli altri, ad occuparcene, ed a farlo, in particolare, attraverso l’attività clinica e scientifica. Ancora Scalfari: “Vocazione al giornalismo vuol dire voglia e capacità di entrare nella vita degli altri”. Per noi si può dire: ”voglia e capacità” (che ci derivano entrambe dalla nostra vocazione) “di lasciar entrare in noi la vita degli altri”, non certo “per raccontarli”, come avviene per il giornalista, ma perché gli altri possano svuotarsi del loro problema e noi possiamo farcene carico, offrendo le nostre conoscenze per aiutarlo a risolverlo, se è possibile, od a portarlo meglio, in caso contrario.

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