La medicina della complessità
Cogliere tutta la complessità della medicina moderna - nonché dei suoi obiettivi, delle sue pratiche, del personale che la esercita e delle sue istituzioni - è tutt’altro che facile, anche quando si fa riferimento a un solo paese; ma quando il termine di riferimento è la scena internazionale, la difficoltà aumenta.
In medicina la “globalizzazione” può intendersi come un processo ambivalente, che da un lato tende ad accelerare i fenomeni di omologazione del sapere scientifico e dall’altro tende ad integrare le diversità di carattere ambientale, culturale, economico tuttora presenti nei diversi contesti.
E’ stato fatto notare che non si dovrebbe parlare di "globalizzazione della medicina", perché in realtà non esiste: esiste piuttosto "la medicina nel mondo globalizzato". Del resto, la stessa percezione di malattia risulta significativamente determinata dalla specificità culturale che a sua volta influenza la messa in atto di comportamenti di salute, la relazione clinica, gli outcome .
A tutt’oggi non esiste una omogeneità nell’assistenza medica erogata nei più disparati contesti socio-economici-culturali.
Se da un lato la tempestività e rapidità dell’informazione consentono oggi di veicolare enormi quantità di nozioni e novità, e la tecnologia medica ha raggiunto traguardi insospettabili ancora poco tempo fa, dall’altro esiste ancora un enorme divario tra la qualità dell’assistenza medica erogata nei vari contesti, che fa sì che i benefici derivanti dai successi scientifici non siano distribuiti in modo omogeneo.
Va tenuto presente che la medicina ha una importante dimensione sociale: mirando a migliorare lo stato di salute della popolazione, specialmente delle classi e dei popoli più svantaggiati, offre un contributo di rilievo al progresso ed al mantenimento della pace sociale ed internazionale , .
Il benessere sanitario dipende anche, se non soprattutto, da determinanti che di regola sono ritenuti estranei o poco influenti: la cultura, la condizione socioeconomica (che a sua volta influenza i comportamenti e gli stili di vita) e l’ambiente, inteso come ecosistema.
Che ci sia un legame diretto fra reddito e salute, chiamato gradiente sociale, era già stato evidenziato in passato, soprattutto mettendo in evidenza le ingiustizie e le disuguaglianze drammatiche in termini di cause evitabili di malattia, tra Paesi in via di sviluppo e Paesi più ricchi. Ma ciò che sta emergendo, anche nei sistemi sanitari dei paesi occidentali, è che esistono “gradienti di salute” anche all’interno della stessa nazione .
Differenze che si ripercuotono anche sulle cause di morte. Se a livello globale le principali cause di morte, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità , risultano la cardiopatia ischemica e l’ictus e si stima che rimarranno - almeno fino al 2020 – rispettivamente la prima e la seconda causa di morte nel mondo, nei paesi a basso reddito le persone prevalentemente muoiono di malattie infettive: infezioni delle basse vie, HIV/AIDS, le malattie diarroiche, la malaria (si stima che la popolazione a rischio di malaria sia in crescita costante e nel 2010 ha raggiunto quasi tre miliardi e mezzo, quasi la metà della popolazione globale) e la tubercolosi, che collettivamente rappresentano quasi un terzo di tutte le morti in questi paesi. Ancora, complicanze del parto a causa di prematurità e asfissia neonatale e traumi nascita sono tra le principali cause di morte.
Anche l’età della morte differisce enormemente: nei paesi sviluppati 7 ogni 10 morti sono tra le persone oltre i 70 anni. Nei paesi in via di sviluppo quasi 4 ogni 10 morti sono bambini sotto i 15 anni, e solo il 2 su 10 sono persone oltre i 70 anni.

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